Per i tedeschi è il Berliner Mauer, ma è conosciuto a livello internazionale anche come “Muro della Vergogna” o, più semplicemente, come Muro di Berlino. Stiamo parlando del simbolo della Germania e dell’Europa divisa, nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale, ma anche della principale attrazione turistica della città, e probabilmente della prima immagine che salta alla mente quando si pensa alla capitale della Germania.
Consta di una barriera di cemento alta circa 3 metri che separava Berlino Est, capitale della Repubblica Democratica Tedesca, da Berlino Ovest, principale centro della Repubblica Federale di Germania. Più in generale, quando si pensa al Muro di Berlino lo si collega ad uno dei monumenti simbolo della cosiddetta Cortina di Ferro, ovvero alla linea di confine tra il mondo occidentale e quello sovietico.
Per 28 anni, questa barriera ha diviso in due una delle città più belle al mondo, e sono 133 le persone ufficialmente uccise nel tentativo di scavalcarla. Se il 13 agosto del 1961 verrà ricordato come il triste giorno in cui fu posata la prima pietra del Muro, il 9 novembre del 1989 è altrettanto indelebile nella memoria europea come quello dell’agognata Caduta.
La Caduta del muro di Berlino cambiò le sorti dell’Europa (ma non solo), ed aprì la strada alla riunificazione della nazione tedesca. Non rimane molto del muro, anche se in alcune parti della città, piccole pareti sono state lasciate intatte, anche per rappresentare un memoriale storico: una sezione di 80 metri sorge, per esempio, nei pressi di Potsdamer Platz, mentre la più lunga costeggia la Sprea in corrispondenza dell’Oberbaumbrücke.
di Mosè Alise