Tornano i voucher per il lavoro occasionale, è quanto previsto dal disegno di legge di Bilancio 2023, per il lavoro occasionale e stagionale.
I buoni lavoro potranno essere usati dal 1° gennaio 2023 in agricoltura, nel comparto horeca (cioè del settore alberghiero e di ristorazione) e della cura alla persona, in particolare per quanto riguarda i lavori domestici.
Avranno un valore nominale di 10 euro lordi all’ora, 7,50 euro netti, e un tetto di reddito per i lavoratori, fino a 10mila euro.
Viene così raddoppiato il tetto di reddito ammissibile rispetto a quanto previsto dalle norme introdotte con il Dl dignità che aveva fissato a 5mila euro, per le “prestazioni occasionali” rigidamente circoscritte, il reddito massimo per i lavoratori, indipendentemente dal numero dei committenti e imponendolo anche a quei datori di lavoro che avessero attinto da questo canale per evitare derive nell’uso di uno strumento dedicato a regolarizzare il lavoro saltuario.
Possono ricorrervi aziende fino a 10 lavoratori, infatti con la manovra, “si amplia la possibilità di utilizzo del contratto di prestazione occasionale consentendolo ad utilizzatori che abbiano alle proprie dipendenze fino a 10 lavoratori subordinati a tempo indeterminato“.
In precedenza, ogni voucher aveva un valore di 10, 20 o 50 euro: una parte al lavoratore e la restante in contributi. Il valore netto di un voucher da 10 euro nominali, in favore del lavoratore, era di 7,50 euro e corrispondeva al compenso minimo di un’ora di prestazione, salvo che per il settore agricolo, dove, in ragione della sua specificità, si considerava il contratto di riferimento. Erano ovviamente garantite la copertura previdenziale presso l’INPS e quella assicurativa presso l’INAIL.
Rimangono invariate le procedure, pertanto per l’accesso alle prestazioni gli utilizzatori e i prestatori sono tenuti a registrarsi e a svolgere i relativi adempimenti all’interno della piattaforma informatica INPS, che supporta le operazioni di erogazione e di accreditamento dei compensi e di valorizzazione della posizione contributiva dei prestatori attraverso un sistema di pagamento elettronico.
I buoni lavoro sono stati introdotti nel 2003 con la legge Biagi, nel 2012 il governo Monti ha alzato, la soglia originaria di utilizzo, dai 3mila euro iniziali a 5mila euro all’anno e ne ha allargato l’utilizzo a tutti i settori. Nel 2015, Renzi ha creato due tipi di voucher: uno per i lavori domestici, uno per le aziende.
I buoni lavoro sono stati poi aboliti nel 2017 dal governo Gentiloni, prima che lo facessero le urne.
Certo è che per evitare, come accaduto in passato, che piovano critiche dai sindacati o che i voucher si trasformino in strumento di sfruttamento servirà la massima attenzione. Ad ammetterlo è stata la Presidente Meloni: «La misura dovrà essere accompagnata da controlli molto rigidi, per evitare storture».
di Luca Canale