Nella fantastica cornice della galleria d’arte di Alessandro Flaminio, crocevia di artisti e artigiani, abbiamo avuto la fortuna d’incontrare il Maestro Giovanni Sinno, storico artista pastorale che a Palazzo Marinelli porta avanti ai più alti livelli la tradizione napoletana del presepe secondo le regole classiche. A differenza di molti, lui non è figlio d’arte ma è rimasto attratto, insieme ai suoi due fratelli, dalla magia del presepe tanto da farne la sua professione.
Giovanni parte subito spiegandoci quali sono i segreti dell’artigianato presepiale napoletano, dicendo che “esiste un vero e proprio “ integralismo tecnico” nella formazione di un presepe e nella costruzione dei pastori, in particolare, questi ultimi vengono creati attraverso la costruzione di un manichino di fil di ferro e stoppa al fine di rendere il corpo malleabile e elastico. Gli arti invece sono fatti in legno e terracotta mentre gli occhi sono rigorosamente di vetro.” Il presepe è composto da molti personaggi, a San Gregorio armeno, per esempio, i banconi sono pieni di pastori che rappresentano personaggi della cultura pop: calciatori, politici, artisti, cantanti, un fenomeno questo a cui Giovanni guarda con parziale perplessità:” è una vera e propria insalata mista che affonda le radici in una sottocultura secondo cui le star del nostro tempo tendono a soffocare il valore sacrale delle figure tradizionali che costituiscono il presepe.”
Ma se il mondo attorno cambia e ci propone in continuazione nuovi idoli da adorare e da rappresentare, la Sacra famiglia rimane il fulcro inscalfibile intorno al quale la modernità ruota e muta. In tal senso Giovanni ci dice che “ la Madonna resta la più delicata e difficile da realizzare perché bisogna rispettare un equilibrio fra canoni estetici che restituisca un senso di armonia. Questo risultato è possibile soltanto se si rispettano dei precisi codici matematici che determinano la bellezza simmetrica”.
È interessante come si faccia riferimento a dei modelli matematici per inseguire il concetto di purezza estetica, rimanda ad una idea classica della bellezza come fu per gli scultori di età ellenistica. E come quell’arte è conosciuta in tutto il mondo, attraversando secoli e culture, così anche l’artigianato presepiale napoletano, grazie a Giovanni, è stato apprezzato all’estero e riconosciuto come espressione di vera eccellenza napoletana. Giovanni ci racconta che le sue opere “sono state commissionate a Parigi,Tokyo,Budapest. Ma il luogo in cui il senso della fede mi è apparso più vivido e tangibile è stato in Sud America, in particolare a Città del Messico, dove sono stato a inaugurare una mia opera presso il santuario de “La Vergine di Guadalupe”, una vera e propria Lourdes del Sud America”. L’esperienza più emozionante invece è stata negli Stati Uniti, a New York; a tal proposito Giovanni ci racconta:” Ero a New York dopo l’11 settembre per presentare presso la cattedrale di St.Michael uno dei lavori di cui vado più fiero, alla presenza del padre spirituale dei pompieri e del comandante dei pompieri, una delle esperienze più toccanti della mia vita”. Una testimonianza speciale su cosa significa essere artigiani presepiali nel mondo ricordandoci sempre di un messaggio che lo stesso Giovanni vuole puntualizzare:” il primo artigiano è stato Dio”.