Caivano 3 luglio 2024
Lungo Corso Umberto a Caivano, parte dell’antica Via Regia che collegava Napoli con la Reggia di Caserta, si erge Palazzo Capece. Una struttura architettonica che ancora oggi conserva i tratti essenziali dei palazzi tipici dell’Ottocento, quando ancora prima diventare proprietà della famiglia Capece il Palazzo era una Stazione di Posta. All’epoca le spedizioni, così come le persone, viaggiavano tramite le carrozze e per garantire efficienza e velocità del trasporto le stazioni di posta (situate a circa 8km l’una dall’altra) offrivano un indispensabile supporto per il viaggio, dando la possibilità di cambiare cavalli e postiglioni, in modo che mantenessero un’andatura elevata per l’intera durata del tragitto. Le stazioni di posta erano strutturate con più edifici, che ospitavano scuderie per cavalli, rimesse per le diligenze, botteghe dei maniscalchi, locande per il ristoro delle persone.
È nel 1897 che la Stazione di Posta viene rilevata dalla famiglia napoletana dei Capece, l’artefice è Maria Libertini (1848-1921),
Dopo la morte di Maria Libertini ad ereditare Palazzo Capece è prima Pietro Capece (1881-1956) e successivamente Giuseppe Capece (1907-1986), marito di Nora Cafaro (1908-1996), figlia del Cavaliere Alessandro Cafaro, sindaco e primo podestà di Caivano. Dal loro matrimonio nascono quattro figli: Elvira, Alessandro, Bianca e Pietro. Ad ereditare il palazzo sono stati i due figli maschi Alessandro e Pietro, quest’ultimo conosciuto a Caivano come Dottor Capece, ha rilevato l’intera struttura e attualmente Palazzo Capece è abitato dagli stessi eredi.
Nel pomeriggio presso questa prestigiosa location del Palazzo Capece è stato presentato il libro “Ho visto Chicca volare”, evento organizzato dalla Segretaria FPC CISAL di Napoli Nord , scritto dall’avvocato penalista Angelo Pisani, che ha avuto un ruolo decisivo nella battaglia per la verità, con la prefazione del Magistrato Nicola Graziano , ripercorre per la prima volta in presa diretta, e come in un viaggio nell’orrore, le storie del Parco Verde di Caivano. Un caso di cronaca nera che è anche un viaggio nei luoghi del Paese in cui spesso negli anni precedenti non sono arrivate né le telecamere né lo Stato.
La prima scena è quella di una tragica fatalità. La morte di una bambina, Fortuna Loffredo, detta Chicca. Aveva appena sei anni. Nel giugno del 2014, la piccola precipita dal tetto della palazzina in cui viveva con la Famiglia Siamo al Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli, un quartiere che di verde non ha nulla oltre al nome.
Sono intervenuti l’avvocato Angelo Pisani, il Magistrato Nicola Graziano, Segretario FPC CISAL di Napoli Nord Giovanni Peluso, il Segretario Regionale FPC CISAL Marco Mansueto ha moderato la giornalista Enza Massaro.
Sono state approvate le nostre reiterate richieste di attenzione, di tutela e di dignità”.
Così, l’avvocato Angelo Pisani, ha commentato la designazione da parte della Camera dei Deputati, e con il parere favorevole di tutti i gruppi parlamentari, del 24 giugno come giornata nazionale delle periferie urbane.
La data non è casuale: il 24 giugno del 2014, esattamente dieci anni fa Fortuna Loffredo, veniva brutalmente uccisa: secondo quanto emerso anche dal terzo grado di giudizio venne scaraventata giù da un palazzo che si trova nel tristemente noto Parco Verde di Caivano.
“Il 24 giugno è adesso una data importante che inviterà a riflettere, a confrontarsi e fare cultura nelle periferie dichiara il Segretario Regionale FPC CISAL Marco Mansueto , in particolare negli insediamenti abitativi della legge 219/81 e 167/62 carenti di luoghi di aggregazione, sportivi e culturali.
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ph Giuseppe Formisano