Il 22 settembre 2024 si è svolto il cerimoniale in ricordo dell’81esimo anniversario dell’affondamento del sommergibile Velella
Il Velella è stato l’ultimo sommergibile italiano perduto nella guerra contro gli Alleati: nell’ambito del «Piano Zeta», di contrasto al previsto sbarco anglo americano in Campania o Calabria , lasciò il porto di Napoli il 7 settembre 1943, e da quel giorno non diede più notizie di sé.
Si poterono apprendere le circostanze della perdita: verso le otto di sera del 7 settembre il sommergibile britannico Shakespeare , in navigazione al largo di Punta Licosa , aveva avvistato due sommergibili italiani – il Velella ed il Benedetto Brin – che procedevano con rotte parallele alla sua, ai suoi due lati; aveva quindi scelto di attaccare il Velella perché, essendo il tramonto e trovandosi il Velella verso il mare aperto, questo era chiaramente visibile in controluce (il Brin navigava invece nei pressi della costa e con essa si confondeva per via della sopraggiungente oscurità) e gli aveva lanciato sei siluri: quattro andarono a segno, provocando l’immediato affondamento del sommergibile in posizione.
Tutto l’equipaggio scomparve con il sommergibile.
In Mediterraneo il Velella aveva svolto 16 missioni offensivo-esplorative e 14 di trasferimento, per un totale di 19.430 miglia di navigazione in superficie e 2441 in immersione.
Il 13 maggio 2003 il relitto del Velella è stato individuato a 8,9 miglia da Punta Licosa Castellabate a circa 138 metri di profondità, perché il ritrovamento è avvenuto dopo tanti anni, perché il sommergibile Benedetto Brin non ha informato al suo rientro l’accaduto, perché il Ministero della Difesa non ha predisposto l’immediata ricerca dell’equipaggio. Tutte risposte che si attendono da anni per dare una solenne sepoltura ai corpi dell’equipaggio che ha difeso con la vita la nostra Patria, oggi chiusi in quella bara d’acciaio nel mare di Licosa, non riconoscendo i meritati onori.
Insieme con l’associazione “Il Faro di Licosa”, il gruppo A.N.M.I di Santa Maria di Castellabate e la Società Mutuo Soccorso Libertà e Lavoro 1884 , sul Molo di Punta Licosa, è stata scoperta la nuova targa dedicata ai giovani marinai caduti il 7 settembre 1943 nella storica tragedia dell’affondamento del sommergibile Velella a largo delle acque dell’Isola di Licosa.
Un simbolo, realizzato con il contributo della Società Mutuo Soccorso Libertà e Lavoro 1884 di Castellabate, per non dimenticare mai ed avere una testimonianza per le future generazioni ha dichiarato il Sindaco di Castellabate Marco Rizzo.
Alla fine della celebrazione il Presidente dell’associazione A.N.M.I di Santa Maria di Castellabate il Cav. Francesco Schiavo ha letto una appassionante poesia, una vera testimonianza per non dimenticare.
L’ULTIMA BOLLA
Napoli 7/9/1943 ore 15:00
Mare di Licosa 7/9/1943 ore 20:05
A nulla servì l’acerbo pianto dei nostri cari,
Eravamo in porto in silenziosa attesa
affranti nel dolore che mai li consolò,
quando arrivò l’ordine di salpare,
se non con le preghiere sugli altari,
rotta verso sud a sostener l’impari contesa,
per Noi che l’amore di Patria ci chiamò,
ignari dell’armistizio che ci poteva salvare
per i futuri figli e le famiglie lontane,
e così mentre il sole calava all’orizzonte
per la storia e per il popolo Italiano,
noi navigavamo a largo di Punta Licosa,
che seppur vinto e ferito non fu conquistato
a poche miglia dalla costa del Cilento
perché carico di orgoglio e coraggio
andando contro il nemico a far fronte.
lo stesso diffuso nell’intero Equipaggio,
Il battello in superficie col suo navigar lento
in cerca di quel sogno di libertà e di pace,
fu scosso da boato che creò panico e tolse fiato,
che fu disperso in questo mare e senza voce.
la paura oscurò locali ed ogni pensiero
Oh! Noi eroi silenziosi,
ma non la disperazione per la possibile morte
fedeli marinai, padri, figli, nonché sposi
issando del dovere la bandiera di una certa sorte.
ancora oggi che la nostra gente ci ama
Funesta fu quindi la rotta verso il nemico
dall’orrore di quel funesto evento,
che con quel siluro squarciò la poppa,
il caldo soffio della vita ci reclama,
trascinandola a picco verso l’ignoto fondo,
affinché mai sentimento sia spento,
avvolta dall’oscurità e dal silenzio profondo
su ciò che solo il ricordo risveglia
da dove risalì un’ultima bolla
quel che il mare di Licosa veglia.
fuoriuscita da quella maledetta falla,
carica degli esili respiri dell’Equipaggio,
E tu Patria!
e che spense ogni forma di coraggio
che su quel relitto hai calato il velo
prima di giungere in superficie e lasciarsi morire
ed al suo recupero hai espresso il gelo,
e fu così che all’imbrunir morimmo,
come pure su quell’ultima bolla
breve fu il dolore, eterna la gloria che scrivemmo
di quel morire che addolora la folla,
chiusi in quella bara d’acciaio nel mare di Licosa,
non riconoscendo i meritati onori,
in quegli abissi, dove oggi ogni corpo riposa.
di giovani marinai vittime di una sorte
Ingrata fu la sorte che a caro prezzo
scritta con il sangue di quell’oscura morte
pagammo con l’onda nemica del disprezzo,
lascia pure che negli abissi riposi la storia
e ci affidammo a quell’ultima preghiera
ma fa che mai l’oblio sia la giusta gloria,
col pensiero rivolto a coloro che aspettavano
donando Loro la ricompensa alla memoria!
il ritorno da una fine che non conoscevano,
prima che il buio oscurasse anche la sera.
Cav. Francesco Schiavo
ph Renato Manente