Una scoperta sensazionale si segnala nel quartiere Posillipo di Napoli: un cunicolo mai rinvenuto dell’acquedotto romano del Serino, detto anche augusteo, è emerso grazie al solerte lavoro di tre speleologi, Mauro Palumbo, Marco Ruocco e Luigi de Santo dell’Associazione Hyppo Kampos Adventure. L’altezza del cunicolo è di 1.60 metri, la sua larghezza invece di appena 0,6 ed è percorribile fino a 250 metri, poi diviene inaccessibile a causa di una frana a cui si progetta di porre rimedio per completare la perlustrazione. Si ipotizza che il cunicolo dovesse drenare acqua alla villa di Publio Vedio Pollione e all’insediamento romano di Nisida.
La scoperta dell’inedito cunicolo a Serino è di indubbio valore storico: la sua esistenza era già stata teorizzata da diversi studiosi sulla base di un’apertura rinvenuta in una parete tufacea della collina di Posillipo. Tuttavia, soltanto quest’estate sono cominciati i lavori sul luogo di accesso al cunicolo. I tre speleologi, con la collaborazione dell’Ufficio Servizio Sicurezza Abitativa del Comune di Napoli, si sono cimentati in accurati rilievi, mediante perlustrazioni e fotografie, frutto di studi lunghi e mirati. Intorno al cunicolo restituito alla luce, numerosi sono i dubbi e gli interrogativi: gli speleologi stanno lavorando a braccetto con l’ingegnere Mario Cristiano e con la ditta Clic per lavorare sulla riproduzione grafica in 3D degli ambienti ipogei, proprio per svelarne la storia e i misteri. Le pareti e il fondo sono impermeabilizzate da coccio pesto, spia del fatto che il cunicolo appartenesse agli acquedotti che alimentavano gli insediamenti campani, costruiti in punti strategici per dirigere l’acqua verso i porti di Puteoli e di Misenum. L’acquedotto d’appartenenza del cunicolo, nello specifico, sembrerebbe essere quello augusteo, descritto minuziosamente dalle testimonianze degli antichi. Qualcuno ipotizza che il cunicolo servisse per portare l’acqua all’interno delle ville di Capo Posillipo. Si studia anche per stabilire se il cunicolo dell’acquedotto servisse una villa attribuita a Marco Giunio Bruto, situata a Nisida. Un ritrovamento di vastissimo interesse storico e archeologico, che coniuga la passione per l’antico con l’amore per il territorio e rende la nostra Terra depositaria di vere e proprie gemme della cultura partenopea e internazionale.