Le vicende della storia si ripropongono sempre, in un circolo virtuoso o vizioso a seconda dei protagonisti che le impersonano, e di quanto questi abbiano studiato e conoscano del passato per poter ambire a immaginare un futuro condiviso.
Fortunatamente le lezioni di politica, a volte e per quanto complesse da interpretare, sono ascoltate da allievi diligenti edintelligenti che ne sanno attualizzare e concretizzare l’azione volta ad un fine superiore, seppur condotta attraverso gli ambigui percorsi del compromesso e gli oscuri canali del consenso.
Uno dei maitre à penser , purtroppo oscurato quando non infangato è il Prof. Avv. Liborio Romano, prefetto di Polizia del Regno borbonico e poi Ministro degli Interni e di Polizia assiso in carrozza al fianco di Garibaldi che entrava in città senza colpo ferire; ma meglio noto come “don Liborio” a quanti lo elessero al Parlamento dell’Italia Unita in ben otto collegi meridionali … un record di preferenze invidiabile ancora oggi anche per i politici più smaliziati.
Don Liborio nella sua veste di Ministro degli Interni e di Polizia seppe intuire il momento storico e la grande opportunità che si prospettava per il mezzogiorno: abbandonare l’identità di piccolo regno ai confini d’Europa, seppur ricco e prospero; e così scegliere di entrare a far parte di uno stato unitario propugnatore di quei nuovi valori che avrebbero poi trasformato i sudditi in cittadini. Scelse quindi, astutamente, di non far imbracciare i fucilimaliziosamente inviatigli da Cavour col suggerimento di armare una rivolta, e grazie al consenso di cui godeva, tra le fasce più popolari dei napoletani, si affiancò al Gran Ierofante Garibaldi,circondato a sua volta dal consenso della borghese intellighenzia rivoluzionaria.
L’astuta mossa politica aveva sortito un primo successo, nelle fiduciose intenzioni di don Liborio la conquista del Regno, si sarebbe dovuta politicamente trasformare in una sorta di federazione volontaria al nuovo stato unitario, lo confortava in questo convincimento anche una valutazione meramente economica: lo spread dei titoli del debito pubblico napoletano con quelli dello stato piemontese. Ebbene si! anche all’epoca il confronto e la forza degli stati si valutava in termini di spread, e la ricca Napoli vantava la sede di una delle cinque filiali europee della banca Rothschild, unica in Italia.
Purtroppo don Liborio non visse abbastanza per continuare la sua lungimirante ed incisiva azione politica ma quelle sue brillanti intuizioni le si rivede rielaborate ed attualizzate nel brillante “don”Alexis Tsipras da Atene … il quale, forte del consenso popolare sta evitando, oggi, che la presenza della Grecia in Europa si trasformi in una annessione politico finanziaria rivendicando pari dignità di cittadinanza. Bella intuizione … e ancor più intelligente azione; auguriamoci che la lezione di don Liborio trovi studenti diligenti anche in scuole latine …
di Vito Vincesilao