Roger Waters…bassista storico dei Pink Floyd. Riduttivo definirlo bassista.
Waters è stato l’anima dei Pink Floyd. Ha dato vita con Syd Barrett a qualcosa di unico, che oggi, dopo quarant’anni non solo non è stato mai più raggiunto, ma è talmente attuale da essere fonte di ispirazione per chiunque.
Oggi, ciò che rimane di quel mondo vive in due personaggi: David Gilmour e Roger Waters.
Scontri a suon di accordi hanno accompagnato le loro carriere che si sono separate anni fa. Esiste, tuttavia, un momento che li porta ad incontrarsi sui palchi di mezzo mondo. Quel momento ha come colonna sonora un pezzo, un’opera immortale: Comfortably Numb.
Questo brano è incluso nell’opera più grande di tutti i tempi: The Wall.
Nato dal vissuto di Roger Waters, il muro di pensieri che lo ha accompagnato per una vita è la storia che a 70 anni suonati lui continua ad eseguire sui palchi del mondo intero. In molti pensano si tratti di un addio. Certo è che quella di The Wall è una storia tormentata. Accompagnato da una serie di contrasti tra i membri dei Pink Floyd, partorito dalla mente del solo Waters, che, buttando ogni maschera lascia capire al mondo i tormenti che lo hanno accompagnato fin dall’infanzia, il progetto colossale da concept diventa film, con la regia di Alan Parker. Waters consegna un’opera leggendaria, dicendo “Si, ok, ne ho passate di tutti i colori”.
Per diverso tempo l’opera non ha il successo live voluto da Waters; non riesce a decollare impostato così come nasce nella sua mente.
Ma l’album nato nel 1979, da un paio di anni infiamma gli stadi di ogni nazione.
Ma non si tratta di un semplice concerto. Chi ha visto il The Wall Live ha assistito a qualcosa di unico. Genitori sessantenni con figli trentenni, uniti nei cori di “Another Brick in the wall”. Chi da piccolo aveva in casa gli LP colorati, con pupazzi e forme strane si è trovato davanti gli stessi pupazzi proiettati sul muro di Roger, ha visto volare lo storico maiale dei Pink Floyd.
Spesso Waters è stato definito scontroso, dal carattere decisamente inglese. Ma sul palco di questo tour riesce a dare tutto quello che per anni aveva tenuto nascosto dietro i capelli che gli coprivano il viso.
Quindi, se questo è il suo modo di dire addio alla scena musicale, lasciando cadere il suo muro, si può solo stare a guardare, per poter dire “Io c’ero!”.